Il drenaggio linfatico manuale (DLM), ideato dal Dott. Emil Vodder intorno ,agli anni '30, si pone come obiettivo la stimolazione dello scorrimento meccanico della linfa nella direzione del flusso dei vasi ematici, allontanando i liquidi in eccesso. Il linfodrenaggio ( chiamato anche drenaggio linfatico) è un insieme di tecniche manuali che aiutano il drenaggio della linfa all’interno dei vasi linfatici. Viene utilizzato sopratutto nel trattamento degli edemi, che sono provocati dall’accumulo eccessivo di liquido interstiziale. Il linfodrenaggio, stimola la parte superficiale della cute senza andare a toccare le fasce muscolari attraverso degli “sfioramenti” in maniera tale da non toccare vasi sanguigni e linfatici. Si concretizza in tre semplici manovre: appoggio, spinta e rilassamento, spingendo la linfa verso gli sbocchi naturali, il tutto con particolare lentezza. Il paziente, oltre ad avvertire una sensazione di calore muscolare che permette di rilasciare le tensioni accumulate, si sente più leggero in quanto la muscolatura lavora con meno carico di liquidi.
Terapie Manuali
Trattasi di un massaggio terapeutico dei tessuti, praticato sul paziente con le mani. Tale terapia, attraverso un insieme di tecniche di massaggio dei tessuti molli, mira a migliorare il benessere di diversi sistemi del corpo, soprattutto dell’ apparato muscolo- scheletrico. A seconda delle tecniche usate infatti si può andare ad agire a diversi livelli, per esempio concentrarsi solo su un determinato muscolo che può risultare dolente, oppure rivolgersi a determinati punti riflessogeni che possono evocare effetti in altre zone del corpo. Tale terapia, determina effetti benefici vascolari, decontratturanti, analgesici, rilassanti e defaticanti. Generalmente le proprietà del massaggio vengono sfruttate per affezioni dell’ apparato locomotore di origine traumatica, degenerativa o reumatica e di disturbi nervosi collegati al dolore. Questo tipo di terapia, trova ampia applicazione anche negli sportivi e a scopi preventivi per ridurre la fatica muscolare post allenamento e/o per evitare sovraccarichi funzionali.
Il termine Osteopatia, dal greco osteon-osso e pathos-sofferenza, fu introdotto nel campo medico dal Dr. Andrew Taylor Still per definire quelle disfunzioni organiche, funzionali o strutturali che coinvolgono l'apparato muscolo-scheletrico sotto forma di tensione miofasciale e pertanto causa di alterato allineamento posturale. Coloro che praticano questa scienza olistica, amano definirsi osteopath (osteopati), cioè colore che sul sentiero (path) dell'osso, esaminano la funzione del corpo umano offrendo ai loro pazienti una guarigione naturale.
Il bendaggio funzionale (applicazione mirata di bende ) consiste in una tecnica di immobilizzazione parziale utile al trattamento dei traumi, in particolare lesioni a tendini, muscoli e legamenti, ma anche in presenza di edemi e gonfiori importanti. Attraverso il bendaggio, si limita il movimento e quindi la mobilità nella direzione del movimento in cui appare il dolore, in modo da non “sollecitare” la zona dolente. Il resto dei movimenti articolari non viene in alcun modo inficiato con il vantaggio di non incorrere in tutte le problematiche che si verificherebbero con una mobilizzazione totale (problemi circolazione, perdita massa muscolare etccc). Il bendaggio viene generalmente rimosso dopo alcuni giorni.
Il kinesiotaping o nastro kinesiologicio è un cerotto adesivo, generalmente colorato che si applica con più tecniche . Le fasce adesive vengono posizionale sulla pelle, in corrispondenza della zona da trattare, in maniera tale da creare una sorta di trazione atta a generare decompressione delle fasce muscolari, articolari e tendinee. Molto utilizzato tra gli sportivi, generalmente dopo la prestazione viene tolto per un problema di allergia. Particolare attenzione nell'utilizzo di questa tecnica va posta per coloro che soffrono di problemi dermatologici, in particolare per la presenza di colla nella parte del nastro kinesiologico a contatto con la pelle.